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La Repubblica
Una storia di donne e di follia nel film di Loliée e Capolupo
Martedi 31 maggio 2011

Di donne e di follia si parla stasera nella sala del Ridotto del Mercadante, con la proiezione alle 19 del docu-film « Dove abita la follia » di Frédérique Loliée e Ugo Capolupo (piazza Municipio, ingresso libero fino a esaurimento posti). Il film, girato a Napoli, è la seconda tappa del progetto « Le donne, la città, la follia, le parole » ideato dalla stessa Loliée con Leslie Kaplan ed Elise Vigier, che si propone di indagare i temi della follia e della donna contemporanea attraverso cinque domande poste ad altrettante donne, delineando così un ritratto della città e della società odierna. Il primo documentario girato a Parigi sarà proiettato oggi insieme a quello napoletano, mentre un terzo giratoa Varsaviaè in preparazione per il 2012. Info www.louisellestfolle.net – claudia campagnano

Corriere del Mezzogiorno
Domenica 10 aprile 2011

Le protagoniste Frédérique Loliée e Patrizia Romo dano vita ad un match verbale sfrenato.
Una sequenza vertiginosa di parole, inanellate le une dietro alle altre fino a perdere significato, a ridursi al rango di lemmi martellanti ma svuotati di senso. In <> dell’autrice francese Leslie Kaplan, al San Ferdinando fino a oggi, le protagoniste Frédérique Loliée e Patrizia Romeo danno vita ad un match verbale sfrenato, tutto teso alla creazione di una ragion d’essere credibile.
Quella di due donne che sfiorano I’incomunicabilità pur dannandosi I’anima nello scambiarsi informazioni, accuse e percezioni emotive. E proprio in questa rumorosa afasia sta forse l’idea più convincente dello spettacolo, una sorta di ossimoro che traduce in parole e immagini la più complessiva difficoltà relazionale del tempo presente. Al punto di individuare in una terza figura, quella di Luisa appunto, del tutto inventata o comunque assente, il punto di scarico delle tensioni intersoggettive delle due protagoniste. Ora in questo contraddittorio disegno ontologico, che contagia il pubblico con una sorta di bizzarra ironia, carica di tensione e aggressività, il gioco scenico riesce grazie all’atmosfera che fa più
volte i conti con il teatro dell’assurdo cresciuto negli anni ’5o e ’6o proprio a Parigi.
E che diventa ancor più convincente grazie ad alcune seducenti soluzioni visive che trasformano la struttura che domina il centro della scena in una scatola magica, sulIa quale, ad esempio, le proiezioni di una fitta serie di palazzoni periferici viene zoomata fino a evidenziare i balconi e le finestre da cui si affacciano le due donne.
(S. de St.)

Il mattino
Domenica 10 aprile 2011, Enrico Fiore.
Loliée al San Ferdinando

Una donna e il suo doppio nello specchio delle parole !
Due donne che parlano fra loro. Ma forse è più esatto dire che si tratta di una donna che parla con se stessa, che si specchia nelle parole che pronuncia : un flusso di parole inarrestabile e onnivoro, che va dalle piramidi alla lozione antiforfora, passando, nientemeno, per il raPPorto con Dio. Ma un rapporto anch’esso sviscerato attraverso la supposta lingua di Lui, una <
Questa, in estrema sintesi,la situazionz che s’accampa in « luisa è pazza », il testo di Leslie Kaplan in scena ancora oggi, al San Ferdinando, nell’ambito della rassegna « face à Face, parole di Francia per scène d’Italia ». E la Luisa del titolo, che ricorre di continuo nel discorso, è pazza perché, si afferma, « non ha alcun contatto con la realtà ». Luisa, insomma, si rivela – Nello stesso tempo – come la personificazione del tentativo di agganciare le parole a un’entità (e identità) corporea che le giustifichi e come la cartina di tornasole della specularità di cui sopra : giacché son proprio le due donne (o la donna e il suo doppio) in campo che non hanno contatto con la realtà.
E a questo che si riferisce, insieme con precisione e inventiva, la regia di Frédérique Loliée ed Elise Vigier. Basta considerare che a un certo punto la costumista Laure mahéo attribuisce all’una delle due donne una blusa verde e una gonna nera e all’altra una blusa nera e una gonna verde. Siamo per l’appunto alla simmetria e all’inversione determinate d’all’immagine speculare. E perfettamente in linea con un simile quadro concettuale si pone la bella prova d’attrice della stessa Loliée e di Patrizia Romeo.
In conclusione, uno spettacolo complesso e raffinato. E, giusto, molto francese. Poiché vi si possono rintracciare le due principali manifestazioni in cui s’incarna il fatidico « spirito » d’oltralpe : l’ « esprit de finesse », il ragionamento per sentimento di Pascal, e l’ « esprit de géométrie », il ragionamento per scineza di Voltaire.

teatro.org
07/04/2011 La recensione di Riccardo Limongi
Les femmes et les mots.
Les femmes, la folie, la ville, les mots.
Ma soprattutto queste ultime, les mots, le Parole. Sono sia parole con la p minuscola che con la P maiuscola, quelle di Leslie Kaplan e del suo Luisa è pazza, e non a caso le prime parole pronunciate da Frédérique Loliée sono « Mi hai tradita, hai preso le mie parole…! »
Al teatro San Ferdinando giunge il progetto co-prodotto dal Teatro Stabile di Napoli insieme con Theâtre des Lucioles di Rennes e Fondation d’Art Arteria di Varsavia: in una scena che le attende con uno spoglio, grandissimo pannello bianco, lei e Patrizia Romeo salgono dalla platea, e parlano.
Si lanciano parole usandole come armi e come scudi, si contrastano e si auto-contraddicono, in discorsi spesso inversi ed in continua perdita di riferimento dialogico, e fino a far sospettare dell’esistenza di una forza propria ed autonoma delle parole che usa loro come meri strumenti, utensili per materializzarsi.
Scorrono immagini di gente che si affretta a fare non si sa cosa nè perchè, tra alcuni refrain che ritornano ossessivamente (« Ho avuto una infanzia difficile… ») ed una scena che si trasforma in squallidi palazzotti da 167 fra cui le due entrano, escono e sostano, facendo prevalere dissonanze e discordie, fra le quali suona solo sporadicamente il Luisa è pazza in sottofondo, perché Luisa non si vede mai, è come una terza sagoma ideale su cui appendere le parole, mentre le stesse parole non sembrano appartenere nemmeno a loro, se le passano come in un gioco dadaista, si trasformano da sole (« Nel tuo parlare dici la verità per mentire meglio »). C’è un sovvertimento della grammatica esistenziale, delle regole in codice e dei punti di riferimento -anche in versione rap- che spazia culturalmente da Feuerbach allo Spinoza del Deus sive natura (« Tutta quella civiltà, cultura, etica, per arrivare così… »), lasciando un appiglio soltanto per quella che potrebbe sembrare una comunicazione irrinunciabile benché assurda: loro due non possono evitare di comunicare, e noi non possiamo evitare di rammentare il significato più letterale delle comunicazione, ovvero quello di mettere qualcosa in comune.
Fuori e dentro le pareti di una casa in cui intrufolarsi nella sua non-quotidianità, come quando Patrizia Romeo si fa lo shampoo in una delle stanze, ed in un ritmo incessante sostenuto con una precisione davvero ammirevole, risaltano alcune perle come la logica del nepotismo spiegata con l’esempio del presidente francese, come la questione se Dio sia « di origine straniera », ed alcuni scambi all’arma bianca (« Dici qualunque cosa che ti passa per la testa: sei proprio depressa… » – « Anche quando sei con qualcuno, tu parli da sola »): solo su Dio si accapigliano davvero e fisicamente, ma sempre per risalire e rimanere poi su un piano dialettico, ed infine ironico quando si incentra su un argomento come quello della femminilità, che però, per le sue implicazioni proprio sul piano del linguaggio e dei codici di riferimento, ci sarebbe piaciuto vedere sviscerato in maniera più ampia (« La prova che la donna non è una gran cosa, è che Dio non si è sposato… »).
Contrappunto ideale, e momento di maggiore suggestione, perciò, non può che essere il suo opposto: il silenzio, un silenzio che si avviluppa intorno e dentro ad un lungo abbraccio fra le due donne, l’una in piedi e l’altra aggrappata, stretto fra le nuvole.
Nel finale, oltre alla Parola, si confonde anche il Suono: un crepitio indistinto e fastidioso estende il concetto della mancanza di Forma anche all’onda sonora, fino a dissolversi tutto, nel buio.

Corriere Del Mezzogiorno
07 aprile 2011, Stefano de Stefano.


Corriere Del Mezzogiorno
07 aprile 2011, Nat. Fe.
«Luisa è pazza», al San Ferdinando due donne sull’orlo di una crisi di follia
Da giovedì a domenica in scena la pièce nata da un progetto tra Italia, Francia e Polonia La nevrosi e i linguaggi anche in documentari-web
NAPOLI – È un «elogio della follia» tutto al femminile quello che va in scena al teatro San Ferdinando da giovedì 7 a domenica 10 aprile. Si tratta di «Luisa è pazza», versione italiana dello spettacolo concepito e diretto da Elise Vigier e Frédérique Loliée da un testo di Leslie Kaplan, tradotto da Gabriella Rammairone e della stessa Loliée che ne è anche interprete insieme con Patrizia Pomeo.
IL PROGETTO – La pièce fa parte del progetto «La follia, le donne, la città» che coinvolge Francia, Italia e Polonia ed è coprodotto dal teatro Stabile di Napoli e Théâtre des Lucioles di Parigi con altre istituzioni culturali. L’idea parte da un’iniziativa della scrittrice Leslie Kaplan e delle attrici e registe Elise Vigier e Frédérique Loliée che indagano i temi attraverso i linguaggi del teatro, del video e del web.
I WEB-DOCUMENTARI – In particolare originali appaiono i web-documentari in cui donne di tutte le età e nazionalità vengono intervistate sulla «follia» e la «città» oltre che su se stesse. Di grande efficacia visiva – e performativa – sono i «Muri di domande» che funzionano così: vari artisti hanno usato i muri della città per dialogare con la gente. Il risultato sono dei palinsesti visivi poi fotografati e filmati.
LA STORIA – La storia di «Luisa è pazza» è questa. Due donne si incolpano reciprocamente inscenando un’avvincente schermaglia; un duello fitto di parole e sguardi taglienti via via sempre più impietoso che tira in ballo Luisa, personaggio assente, da entrambe evocato per indicare tutto quello che «in ogni caso non vogliono essere». Le luci sono di Maryse Gautier, le scene di Yves Bernard aiutato da Michel Rose, i video di Romain Tanguy e i costumi di Laure Maheo.
VENERDI’ AL MERCADANTE – Non solo scena. Venerdì 8 aprile alle 12, al teatro Mercadante, si terrà un incontro con l’autrice Leslie Kaplan e l’attrice Frederique Loliee e Rossella Bonito Oliva dell’università degli studi l’Orientale. Americana e francese d’adozione – è nata a New York e cresciuta a Parigi in una famiglia americana – l’autrice dopo studi di filosofia, psicologia e storia, ha lavorato in fabbrica dal 1968 al 1971, partecipando al movimento che riuniva lavoratori manuali e intellettuali. Dal 1982, data della pubblicazione del suo primo libro, L’Excès-l’Usine, apprezzato da Marguerite Duras e Maurice Blanchot, ha pubblicato sedici racconti e romanzi.

Il Mattino
Giovedi 7 aprile 2011, Stefano Prestisimone.


La Repubblica
Scena di donne ‘Luisa è pazza’, teatro e follia
06 aprile 2011 – pagina 14 – sezione : Napoli, Alessandro Vaccaro

FOLLIE « en rose ». Il teatro San Ferdinando, in piazza Eduardo De Filippo, ospiterà domani alle 21 la prima assoluta di « Luisa è pazza », lo spettacolo francese scritto da Leslie Kaplan, diretto da Frédérique Loliée ed Elise Vigier e interpretato dalla stessa Loliée assieme a Patrizia Romeo. Il filo rosso della drammaturgia è rappresentato dall’ aggressività di due donne che, attraverso un fulmineo scambio di battute, si incolpano a vicenda, cercano di precisare le reciproche accuse e utilizzano la figura immaginaria di Luisa come un pretesto per disegnare quel che in ogni caso le protagoniste non vogliono essere. Le attrici fanno così, della trasposizione delle parole in spettacolo, una continua creazione. Il debutto della piéce è stato anticipato dalla presentazione del docu-film « Les femmes, la ville, la folie », avvenuta lunedì all’ istituto Grenoble. La regista Elise Vigier traccia un ritratto fluido di alcune donne parigine interrogandole sui temi della follia, della città e della condizione femminile moderna. Si tratta di un’ opera in fase di sviluppo: la seconda parte del film sarà girata a Napoli il mese prossimo. Lo spettacolo si replica fino a domenica. Tutt’ altro aspetto visionario circonda lo spettacolo « Questa sera si recita a soggetto » di Luigi Pirandello, nella versione che la compagnia Egumteatro di Annalisa Bianco e Virginio Liberti presenterà stasera alle 21 al teatro Mercadante, in piazza Municipio. «Il discorso pirandelliano sulla natura del palcoscenico, sulla tensione tra artificio artistico e flusso della vita e sulla straordinaria potenza di una drammaturgia delle emozioni primarie – spiega Liberti – s’ intreccia con la pratica del teatro musicale e con l’ irruzione sulla scena di uno spettacolo di prosa siciliana». Repliche fino a giovedì 17.

Roma
Martedi 5 aprile 2011, Alessandra Cannone
